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INSUFFICENZA SANITARIA A PALERMO



All’ospedale Cervello di Palermo una donna trapanese, madre, insegnante, è malata di tumore ed ha deciso di scrivere una lettera al Presidente della Regione, Renato Schifani per denunciare una situazione che riguarda lei e altri pazienti.

 La donna, che si firma M.C., parla della sua lotta contro un tumore diagnosticato dopo sintomi sempre più evidenti. Una volta affidata all’istituto “La Maddalena” di Palermo, il suo trattamento è stato fermato da un ostacolo inaspettato: la mancanza di una reagente fondamentale peer completare un esame del DNA presso l’ospedale Cervello di Palermo.

Questa situazione è scandalosa, dal momento che stiamo parlando di un reagente che, in un ospedale pubblico, dovrebbe essere sempre disponibile, soprattutto per procedure “salvavita” come queste.

Le parole di M.C. sono:” Mi è stato detto che il reggente è stato ordinato, ma non è ancora arrivato. Nel frattempo, io aspetto. E il tumore no. Lui non aspetta. Lui avanza”.

Questa è la lettera integrale scritta da M.C. al Presidente della Regione siciliana Renato Schifani:

“Sono una donna siciliana, trapanese. Una mamma, una professoressa e… una malata di tumore. All’inizio ho sottovalutato i segnali, com’è facile fare. Poi, costretta da sintomi sempre più evidenti, ho deciso di sottopormi agli accertamenti di routine. E la verità è arrivata come un colpo al cuore: un tumore in stadio avanzato, con il rischio imminente di diffusione ad altre parti del corpo. Mi sono affidata a un centro d’eccellenza siciliano – sì, perché ne abbiamo anche noi. L’Istituto “La Maddalena” di Palermo mi ha accolto con competenza e umanità. I medici, professionali e rapidi, mi hanno proposto un piano di trattamento chiaro e deciso: chemioterapia, radioterapia e, infine, un intervento chirurgico per rimuovere le cellule tumorali. Ma c’era un problema. Un problema enorme. Per procedere con il trattamento, servivano esami del DNA da effettuare all’Ospedale Cervello di Palermo. Esami cruciali, che servono a personalizzare la terapia e garantire la sua efficacia, riducendo gli effetti collaterali devastanti della chemioterapia. Una tecnologia avanzata, una speranza concreta. La procedura, di norma, richiede dai 9 ai 14 giorni. Io ho fatto il prelievo il 13 dicembre. Era un venerdì 13, un giorno che molti considerano sfortunato. E per me, quel giorno, lo è stato davvero. È passato giusto un mese da allora. Gli esami non sono ancora pronti. Perché? Perché manca un reagente, secondo quanto mi ha riferito chi mi ha risposto al telefono dell’Ospedale da me sollecitato. Sì, avete capito bene. Un reagente. E non sono sola. Altre persone si trovano nella mia stessa situazione: sospese, in un limbo di attesa insopportabile. Tutti in coda, tutti vittime dello stesso assurdo problema. La scorsa settimana, il direttore sanitario dell’Ospedale “Cervello-Villa Sofia” di Palermo, Aroldo Gabriele Rizzo, si è dimesso. Si dice che sia stato “strigliato” dal Presidente Schifani il giorno prima. Lui si è difeso, dichiarando che le accuse di inefficienza sono “inaccettabili, false e fantasiose”. Ma poi ha lasciato il suo incarico. Io non mi faccio nulla delle sue dimissioni. Non mi servono a niente i rimpalli di responsabilità. Non mi importa se le colpe sono dei portantini, degli OSA o di qualcun altro. Io voglio il mio reagente. Voglio il mio esame. Voglio iniziare le cure, prima che sia troppo tardi. Presidente Schifani, Assessore alla Sanità Giovanna Volo: cosa devo fare? Lo compro io il reagente? Mi mandate il link di Amazon? Perché io, così, non posso aspettare. Non si può morire per la mancanza di un reagente. Non si può essere condannati dall’inefficienza di un sistema che dovrebbe proteggere i più fragili. Io non vi chiedo miracoli. Vi chiedo solo che il sistema sanitario regionale faccia il suo dovere. E lo chiedo a nome mio e di tutti quelli che stanno aspettando come me.”

Secondo il nostro parere questa situazione è inammissibile e speriamo che si risolva presto, ma soprattutto che non risucceda mai più, perché con un ritardo simile si rischia seriamente la vita. Non stiamo parlando solo dell’ospedale Cervello, ma in generale di tutti gli ospedali del mondo.

Vito Vitale e Girolamo Palazzolo

 

 

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