... ADA LOVELACE: NASCITA DEL PRIMO ALGORITMO
- Rosaria Marciano
- 5 mag
- Tempo di lettura: 5 min

Algoritmo, programmazione, computer, software … sono parole ormai entrate nel nostro lessico comune, anche se non tutti noi abbiamo chiaro il significato di esse nel dettaglio e ne conosciamo l’origine e la storia. I nostri reporter hanno utilizzato una macchina del tempo per incontrare qualcuno che potesse spiegarci dove e come tutto è cominciato, in materia di informatica: Ada Lovelace, la madre del primo algoritmo, senza il quale probabilmente non potremmo oggi utilizzare i devices che fanno parte della nostra quotidianità. E, a proposito di maternità, Ada ci spiega come avere avuto dei figli abbia sicuramente rappresentato una sfida, nel continuare la ricerca matematica, ma, nello stesso tempo, una risorsa: la cura e la pazienza sperimentate come genitore, sono state dalla studiosa trasferite in un progetto scientifico pratico ed al contempo visionario. Una “pioniera”, Ada Lovelace, come l’hanno giustamente definita i nostri giovani autori, sostenuta da una potente audacia.
Intervistatore: Buongiorno, oggi siamo giunti nella reggia del conte Byron a Londra, grazie ad una macchina del tempo, che ci ha catapultato nel 1851. Abbiamo qui con noi una delle più grandi scienziate dell’Ottocento, che ha rivoluzionato il mondo matematico: le faremo alcune domande sulla sua vita quotidiana e sulle sue scoperte. Partiamo col chiedere: come descriverebbe il suo ruolo nel campo della Matematica e della programmazione?
Ada Lovelace: Buongiorno! Sono molto onorata di ricevervi qui. Direi che il mio ruolo è stato principalmente quello di esplorare le possibilità delle macchine, in particolare la macchina analitica di Charles Babbage.
Intervistatore: Su cosa si basava il suo lavoro?
Ada Lovelace: Sebbene il mio lavoro fosse incentrato sulla Matematica, credo che la mia più grande intuizione sia stata quella di vedere che una macchina, come la macchina analitica, potesse fare molto più che semplici calcoli numerici. Ho intuito che una macchina potesse seguire una sequenza di istruzioni, o come lo chiamereste voi, eseguire un "programma". Questo concetto mi ha permesso di scrivere quello che voi considerate il primo algoritmo destinato a essere eseguito da una macchina.
Intervistatore: La sua intuizione sulla programmazione è stata davvero rivoluzionaria. Cosa pensa delle sfide che una donna ha dovuto affrontare, vivendo in un'epoca in cui la scienza e la tecnologia erano dominati da uomini?
Ada Lovelace: Nonostante fossi consapevole delle difficoltà che derivavano dall'essere una donna in un campo dominato da uomini, non mi sono mai fatta fermare. La mia passione per la Matematica e la Scienza mi ha spinto ad affrontare ogni ostacolo. Forse la vera difficoltà non era solo nel trovare spazio come donna, ma nell'essere presa sul serio quando le idee che proponevo erano così avanti rispetto ai tempi. Tuttavia, spero che il lavoro da me svolto, sebbene non sia stato compreso appieno durante la mia vita, possa aprire la strada a molte future innovazioni.
Intervistatore: Parliamo del suo "algoritmo", che è considerato il primo programma della Storia. Può spiegarci come lo ha sviluppato?
Ada Lovelace: Certo! Il mio algoritmo è stato sviluppato per la macchina analitica di Babbage, con l'intento di calcolare i numeri di Bernoullì. Lo scrissi sotto forma di una serie di istruzioni matematiche che la macchina avrebbe dovuto compilare per eseguire il calcolo. Il punto innovativo era che non si trattava solo di una sequenza di operazioni, ma di una struttura che poteva essere adattata a molti tipi diversi di problemi, non solo quelli numerici. L'idea di poter programmare una macchina per eseguire calcoli complessi è alla base di quello che voi chiamate software.
Intervistatore: Aveva idea di quanto sarebbe stato utile per noi del futuro il suo progetto innovativo?
Ada Lovelace: Non avevo idea di quanto il mio lavoro sarebbe stato significativo nel lungo periodo. È affascinante sapere che le idee che ho sviluppato sono alla base di tutto, dai computer ai linguaggi di programmazione.
Intervistatore: Lo pensava possibile questo progetto scientifico e matematico?
Ada Lovelace: Non avrei mai immaginato che sarebbe stato possibile che una macchina, come quella che ho descritto, potesse diventare una parte così centrale della vostra vita quotidiana. Sono felice che il mio contributo non sia stato dimenticato, e spero che continui a ispirare nuove generazioni di scienziati, matematici e programmatori.
Intervistatore: In quale aspetto della sua vita o del suo lavoro si identificherebbe maggiormente? Nella sua passione per la matematica, nella sua visione pionieristica del calcolo, o nella sua curiosità e determinazione a esplorare il futuro della tecnologia?
Ada Lovelace: Mi identificherei soprattutto nella mia curiosità insaziabile e nella mia capacità di vedere oltre ciò che era evidente nel mio tempo. Ho sempre cercato di comprendere il potenziale nascosto degli strumenti. Non mi interessava semplicemente eseguire calcoli, ma esplorare le infinite possibilità che la Matematica e la logica avrebbero potuto offrire all'umanità. Quella visione, forse audace per i miei contemporanei, era la vera essenza di ciò con cui mi identifico.
Intervistatore: Come ha influenzato la maternità la sua carriera nel campo della Matematica e della Scienza?
Ada Lovelace: La maternità ha avuto un impatto significativo sulla mia attività scientifica. Le responsabilità legate alla cura dei bambini e alla gestione della casa hanno ridotto il tempo a mia disposizione per dedicarmi agli studi matematici.
Intervistatore: Nonostante queste sfide, è riuscita a riprendere i suoi studi. Cosa l'ha motivata a tornare alla Matematica?
Ada Lovelace: Sentii il bisogno impellente di riprendere gli studi matematici. Chiesi a Charles Babbage di raccomandarmi un tutore e così iniziai a studiare con Augustus De Morgan, un matematico di spicco. Questa ripresa degli studi mi ha ridato fiducia nelle mie capacità e mi ha permesso di tornare a dedicarmi alle mie passioni intellettuali, nonostante le continue sfide legate alla vita familiare.
Intervistatore: In che modo la sua esperienza come madre ha influenzato la sua visione della tecnologia e delle macchine?
Ada Lovelace: La mia esperienza materna mi ha insegnato l'importanza della cura, della pazienza e dell'attenzione ai dettagli—qualità che ho trasferito nella mia comprensione delle macchine. Questa visione mi ha portato a scrivere algoritmi che potessero essere eseguiti dalle macchine, anticipando l'idea che le macchine potessero avere applicazioni pratiche e creative nella vita quotidiana.
Intervistatore: Guardando indietro alla sua vita, crede che le sfide legate alla maternità abbiano limitato il suo potenziale nel campo scientifico, o le hanno fornito una prospettiva unica?
Ada Lovelace: Le sfide legate alla maternità hanno senza dubbio limitato il tempo e le energie che avrei potuto dedicare alla Scienza. Tuttavia, queste esperienze mi hanno anche fornito una prospettiva unica, insegnandomi a bilanciare le esigenze familiari con le mie passioni intellettuali. Credo che queste esperienze abbiano arricchito la mia comprensione delle potenzialità delle macchine, influenzando il mio approccio alla scrittura di algoritmi e alla visione delle applicazioni future della tecnologia.
Intervistatore: E’ stata davvero una pioniera. Grazie per l’intervista.
Ada Lovelace: Grazie a voi. È stato un piacere poter parlare della mia passione. Ricordate sempre che la curiosità e l'immaginazione sono le chiavi per aprire nuove porte nella Scienza e nella vita.
Michele Biundo, Alessandro Bompasso, Samuele Evola
Comments